Collegio Internazionale di Araldica
Dipartimento di Autorità Araldica dello Stato
del Regno dei Santi Pietro e Paolo

Il Collegio Internazionale di Araldica del Regno dei Santi Pietro e Paolo (CO.IN.AR. RESAPP) rappresenta l’Autorità Araldica Ufficiale  dello Stato del Regno dei Santi Pietro e Paolo. Questa Autorità ha valenza legale a livello internazionale essendo il Collegio Organo effettivo del Regno stesso.

Il Collegio Internazionale di Araldica del Regno dei Santi Pietro e Paolo ha, come fine principale, quello di garantire a tutti i Cittadini Pierpaoliani ed a tutti quelli che desiderano avvicinarsi al mondo araldico del Regno l’accesso ai servizi e alle pratiche di natura nobiliare e araldica; garantisce inoltre controlli selettivi e professionali concernenti quei lavori che vengono espletati su di uno standard di altissimo livello internazionale, sia nelle forme che nelle espressioni artistiche. In tal senso si interessa dello sviluppo delle procedure di ricerca, delle registrazioni e di tutte quelle attività che impongono risultati di coerenza ed eccellenza incontestabili.

 L’Ufficio di Autorità Araldica, per conto del Collegio, svolge i seguenti tipi di attività e controlli gestionali:

  • Concessione di stemmi e stemmi ex novo
  • Registrazioni di stemmi antichi e moderni, riconosciuti e documentati
  • Concessione di bandiere, vessilli, labari, distintivi ed altre simbologie
  • Approvazione all’uso di distintivi civili e militari, bandiere ed altre insegne delle Organizzazioni del Regno dei Santi Pietro e Paolo e di qualunque altra struttura anche esterna interessata.

Tutte le attività ed i servizi precedentemente descritti devono essere vagliati dall’Ufficio di Autorità Araldica e successivamente approvati da Sua Maestà il Re.

Sua Maestà il RE

Blasonatura e breve esegesi del logo del Collegio Araldico
Internazionale
del Regno dei Santi Pietro e Paolo

La nascita del logo grafico del Collegio Internazionale di Araldica del Regno dei Santi Pietro e Paolo.
S.A.R. il Principe Don Orazio Mezzetti ha gentilmente concesso al Collegio Internazionale di Araldica di far uso del proprio Sigillo personale di araldista, unitamente alla variazione inserita nella lista circolare intorno al simbolo, che viene descritto con la seguente blasonatura:

 “campo d’azzurro, al cervo alato d’argento, accovacciato e rivolto, ramoso e unghiato d’oro, afferrante con la bocca una stella cometa (8) del secondo posta in sbarra e accompagnato a destra da due stelle (8)  poste in banda e a sinistra da una stella (8) entrambi del primo, la scritta del’acronimo CO.IN.AR. in lettere romane lapidarie d’oro poste in punta”.   

In araldica il cervo è simbolo di nobiltà antica e generosa oltre che di longevità, a causa della lunghezza della sua vita che si riteneva potesse arrivare ai 300 anni. È considerato anche simbolo di grande amore per la musica, prudenza, pentimento, preghiera etc.

Perchè questa simbologia?

Il cervo è uno degli animali e dei simboli più importanti nella cultura celtica, che ne ereditò forse il valore dalle precedenti tradizioni pre-indoeuropee e che successivamente lo trasferì alla religione cristiana.
Questo bellissimo animale era considerato un essere spirituale appartenente alla Dea Madre ed era associato a un culto della fertilità più terreno che celeste, anche se nel suo simbolismo non mancano elementi solari.

Strano animale il cervo, bello, agile, discreto, mansueto, sfuggente, misterioso. I miti e le leggende di tutti i popoli ne parlano attribuendogli particolari caratteristiche.
Non è raro trovarlo in una certa iconografia cristiana laddove il più delle volte indica la sete del credente che anela alle sorgenti d’acqua viva del Cristo, come recita il Salmo 42:

“Come la cerva anela ai corsi d’acqua così l’anima mia anela a te, Dio”.

Simbolo del cristiano dunque ma anche dello stesso Cristo vittorioso sul male, come attesta l’iconografia  ispirata agli scritti di alcuni antichi filosofi e scrittori greci come Plinio ed Eliano.

Sembra infatti che il cervo fosse acerrimo nemico dei più letali serpenti e che, per stanarli, fosse solito riempire la bocca d’acqua e versarla nella tana con un potente soffio per poi calpestarli ed ucciderli. L’allusione al trionfo del Cristo su satana è evidente.

Il Cristo che schiaccia il serpente ricorda Genesi 3,15, mentre il soffio che annienta il nemico è un chiaro riferimento a 2Ts 2,8: “Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta”.

Il parallelismo del cervo con il Cristo è legato anche ad un’altra caratteristica di questo animale: l’annuale rigenerazione del palco delle sue corna. Ogni anno infatti, nei periodi compresi tra gennaio ed aprile, il cervo perde il palco per poi rigenerarlo verso il mese di luglio. Tale segno di rinascita è stato spesso associato al concetto di Resurrezione.

Una ricca tradizione agiografica è infine legata a questi animali. Li troviamo infatti nella vita di Sant’Eustachio, Sant’Uberto, Sant’Abbondio da Como, San Corrado di Piacenza, San Donaziano, San Lamberto, San Meinhold, San Procopio da Brema, Sant’Osvaldo, Sant’Egidio Abate, Santa Ida di Herzfeld e la Beata Ida di Toggenburg.

Il cervo  viene quindi scelto come simbologia animale e spirituale rispecchiante gli intenti, le ideologie e le attività intrinseche al Regno dei Santi Pietro e Paolo, all’Ordine Nobilitante al Merito ed al Collegio Internazionale di Araldica.